Trascorrere 15 minuti al giorno da soli in silenzio riduce irritabilità ed emozioni negative. Lo suggerisce uno studio americano pubblicato sul Personality and Social Psychology Bulletin

 

Quindici minuti, solo quindici minuti al giorno in completa solitudine, leggendo un libro, meditando o semplicemente guardando il soffitto, possono farci stare meglio: meno nervosi, meno stressati. Pacificati col mondo. Le conclusioni di un saggio orientale? Tutt’altro: i risultati di una ricerca realizzata da psicologi americani dell’Università di Rochester, New York, su centinaia di persone e pubblicata su Personality and Social Psychology Bulletin.

LO STUDIO

A 114 adulti cui è stato chiesto di sedere da soli per un quarto d’ora dopo aver sostenuto una conversazione, sono stati fatti compilare questionari dettagliati e validati scientificamente dai quali è emerso che chi aveva usufruito di quel quarto d’ora in solitudine ha provato meno emozioni negative, tra cui irritabilità e agitazione, rispetto a chi non aveva beneficiato di quei pochi, ma evidentemente proficui, momenti di isolamento.

Una prova successiva ha dimostrato su oltre cento persone che i vantaggi di pace e relax non dipendevano da come si trascorresse quel benefico lasso di tempo: che si leggesse un libro, o si vagasse liberamente con il pensiero, comunque il risultato in termini di benessere c’era. Sebbene dopo un quarto d’ora in alcuni si manifestasse una certa sensazione di solitudine, in senso negativo questa volta.

Ad altri 173 partecipanti è stato infine chiesto di trascorrere un quarto d’ora al giorno da soli per una settimana e di evitare di farlo nel corso della settimana successiva.  È emerso – ancora – che stare da soli quando si sceglie di farlo, aumenta le sensazioni di pace, di relax eccetera.

LUCI E OMBRE DELL’ETERNA COMPAGNIA.

Ora la domanda nasce spontanea: la socialità è sopravvalutata O meglio: di compagnia più ce n’è meglio è In effetti la letteratura scientifica è davvero zeppa di lavori che indicano, e dimostrano anche, quanto le reti sociali aiutino il benessere psicologico e qualche volta addirittura a guarire da malattie, a sostenere terapie. Ma non sarà che in fondo questo studio dimostra scientificamente il valore dei sempre veri concetti di misura e di libertà di scelta UNA SCELTA ATTIVA.

LA RICERCA.

La ricerca, come hanno riferito gli stessi autori nel testo del lavoro, ha indicato che la solitudine sebbene attenui gli aspetti anche positivi della socialità può favorire il benessere mentale, decomprime Il silenzio 

E che questo beneficio non dipende da cosa si faccia quando si è soli. I ricercatori hanno anche scritto però che” solitudine può portare al rilassamento e a una riduzione dello stress quando gli individui scelgono attivamente di stare soli”  Ovvero soli sì, ma se e quando siamo noi a decidere di stare soli.

A fare bene alla salute e ad abbattere lo stress è probabilmente la possibilità di esercitare il diritto di stare soli ogni tanto. In altre parole la solitudine, come un sacco di altre cose, va bene, anzi va benissimo, se è una scelta e purché non duri troppo a lungo.

IL PIACERE DEL SILENZIO.

Sempre più persone decidono di staccare con una vita piena di rumori alla ricerca di un’oasi silenziosa. Dove? Da una tenda in mezzo al nulla ad hotel specializzati.
di PAOLO RODARI

Fare silenzio. Per rigenerarsi. Lo scrive il Wall Street Journal, dando conto di una serie di libri tutti dedicati al silenzio. E alla solitudine, che del silenzio è condizione ineludibile. Fuggire dal rumore del mondo, isolarsi, trovare un proprio cantuccio e lì stare: solo così mente e corpo ritrovano se stessi, le infinite possibilità di benessere che hanno al proprio interno. Non sono necessarie scelte di vita estreme. Non tutti hanno la vocazione all’eremitaggio. Seppure gli insegnamenti dei grandi solitari possono servire. Fra questi Catherine De Hueck Doherty, che nel suo indimenticato “Pustinia” (Jaca Book) insegna come ognuno in casa propria possa dedicare una stanza, o anche un semplice angolo, al silenzio. È sufficiente una tenda a chiudere fuori il mondo circostante. Entrare in quel cantuccio e stare. Dopo un iniziale smarrimento, qualcosa inizia a parlare, la parte più vera di sé, la voce del silenzio. Parole che ricentrano, donando quiete e piacere spirituale.

Le tecniche

Le tecniche sono tante. Fra queste Vipassana, che nell’antica lingua indiana Pali significa «vedere le cose in profondità, come realmente sono». È praticabile da tutti — a Lutirano presso Marradi, in provincia di Firenze, esiste l’unico centro italiano attivo — e mira al totale sradicamento dalle impurità mentali e alla conseguente felicità della piena liberazione. Ma in Italia c’è anche Eremito, Hotelito Del Alma, vicino a Terni, eremo laico dove trascorrere del tempo lontano dai rumori della quotidianità. Le stanze sono dette “Celluzze”. Ricalcano il modello delle antiche celle utilizzate dai vecchi padri eremiti.

La conditio sine qua

Ogni professione può essere praticata coltivando il silenzio. La conditio sine qua non è avere il coraggio di staccare almeno un’ora ogni tanto dal rumore. Anzitutto da Internet, dagli smartphone, dai collegamenti col mondo esterno. Erling Kagge, esploratore norvegese di cinquantaquattro anni, ha staccato col mondo fuggendo fra i ghiacci, primo uomo a raggiungere il Polo Sud in solitaria: «Se si ascolta, il silenzio ti parla», dice. Insieme a lui, tanti altri. Fra questi un giornalista di The Verge, Paul Miller, che ha deciso di trascorrere un anno senza Internet. Il 30 aprile del 2012, alle 23.59, staccò il cavo Ethernet. Spense il router Wifi e vendette lo smartphone. Settimanalmente, per posta, mandava un resoconto della sua vita al giornale. Scoprì il piacere di fare ciò che amava veramente, come scrivere, o incontrare delle persone in carne e ossa. Poco dopo, tuttavia, dovette ammettere che nonostante in tanti abbiano scritto «contro l’amico su Facebook, io vi posso garantire che è meglio un amico su Facebook che niente». Michael Finkel è un americano che ha vissuto per ventisette anni da solo nei boschi. Ascoltare le piante, il rumore dell’acqua, e soprattutto tacere, è stata per lui una possibilità unica di benessere e intimo piacere. Nella vita di tutti i giorni, sono tanti i professionisti che si ricavano momenti di silenzio. Il più gettonato è andare a correre. Mezzora di puro silenzio anche nel mezzo della città.


PIÙ MEMORIA, MENO ANSIA E CHILI DI TROPPO, CON LA “CURA DEL SILENZIO”. 

L’assenza di rumore fa bene non solo alle orecchie ma anche al cervello e secondo alcuni studi grazie al silenzio è possibile anche dimagrire. Ecco perché in vacanza è bene sperimentare la ‘cura del silenzio’
di IRMA D’ARIA.

Che sia quello del traffico, dei dispositivi a cui siamo sempre connessi, delle chiacchiere da ombrellone, il rumore è una costante delle nostre giornate. Tanto che a volte non lo sentiamo neanche più ma quando finalmente si ‘inciampa’ in un luogo silenzioso, allora ci rendiamo conto di quanto questo stato di assenza di rumore ci manchi. Non solo: avvertiamo il benessere che il silenzio riesce a regalare alle orecchie ma anche al cervello. Migliora la memoria, fa diminuire l’ansia e ci rende più empatici.  Quale momento migliore se non quello delle vacanze per riscoprire il valore del silenzio. Il tema è stato al centro dell’attenzione di Icons, la prima conferenza internazionale sul silenzio organizzata dalla Fondazione Patrizio Paoletti (istituto di ricerca nell’ambito della neuro-psico-pedagogia didattica), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e l’Haifa University di Israele.

IL SILENZIO SALVA MEMORIA

Le persone a contatto continuo con i rumori tendono a soffrire maggiormente di disturbi collegati al sonno e di problemi cardiaci. Al contrario, numerosi e recenti studi hanno fatto emergere i benefici inaspettati del silenzio. A cominciare dalla memoria. Secondo uno studio, portato avanti da Imke Kirste della Duke University, due ore di silenzio al giorno solleciterebbero lo sviluppo cellulare nell’ippocampo, la regione del cervello collegata alla formazione della memoria. Questo vuol dire che se la ricerca andrà avanti, si potrà scoprire un nuovo modo per trattare i pazienti che soffrono di malattie collegate alla regressione cellulare, come la depressione o la demenza. Il silenzio aiuta a concentrarsi e rimanendo concentrati la nostra memoria guadagna punti giorno dopo giorno.

MENO ANSIA E SOLLIEVO DAI DOLORI SENZA ANTIDOLORIFICI

Il silenzio è una caratteristica della meditazione i cui benefici sono oggetto di vari studi da tempo. Adam W. Hanley, ricercatore presso l’Università dello Utah (Usa), ha presentato al convegno Icons, che ha visto la presenza di oltre 20 scienziati ed esperti internazionali, alcune ricerche effettuate con tre studi sperimentali che hanno indagato sugli effetti della meditazione su corpo e mente. Si è visto così che alcuni gruppi di persone, in procinto di sottoporsi ad intervento chirurgico, hanno riportato sollievo dal dolore, riduzione del desiderio di farmaci antidolorifici e riduzione dell’ansia.

PIÙ IMMAGINAZIONE ED EMPATIA.

L’assenza di stimoli rumorosi stimola anche l’immaginazione perché la libertà dai rumori permette alla nostra coscienza di crearsi lo spazio giusto per fare le sue cose. Non solo: il silenzio facilita la comprensione delle emozioni altrui. Durante l’evento Icons, Olga Capirci, ricercatrice presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr, ha presentato uno studio secondo cui l’assenza dei suoni consente alle persone sorde di percepire ed elaborare in modo più profondo le emozioni degli altri. Osservare in silenzio le persone, mettendo da parte l’opportunità di comunicare verbalmente, può aiutarci a comprendere meglio le emozioni che passano dalle espressioni dei volti, spesso influenzate dalle parole.

LA PACE DEL SILENZIO PER RICONNETTERSI CON SE STESSI.

“Rumori esterni e interni ci allontanano dalla conoscenza di noi stessi”: è questo quello che pensa Moshe Bar, professore e neuroscienziato di fama internazionale. “Attraverso la meditazione ed il silenzio è possibile godere delle piccole cose che ci circondano e che molto spesso si danno per scontate”. Il silenzio ha quindi anche il merito di renderci più presenti a noi stessi e a tutto quello che ci circonda. Come sottolinea molto bene Claudio Pelizzeni nel libro appena uscito Il silenzio dei miei passi (Sperling & Kupfer). Dopo aver attraversato il mondo senza aerei, è diventato uno dei più noti travel blogger italiani. Il cammino di Santiago, percorso in silenzio, ha rappresentato un ritorno all’essenza stessa del viaggio. È stato un disconnettersi dal mondo virtuale, per tornare ad ascoltare se stesso, il suo corpo e i suoi pensieri. Senza parlare, per aprirsi agli altri: pronto ad accogliere le storie di chi avrebbe incontrato lungo la strada.

LA DIETA DEL SILENZIO.

A quanto pare il silenzio può essere d’aiuto anche per dimagrire. I ricercatori della Brigham Young University e della Colorado State University, infatti, hanno condotto un esperimento in cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Food Quality and Preference. I ricercatori americani hanno sottoposto alcuni volontari a un test: mangiare dei pretzel prima ascoltando musica o rumori in cuffia a volume medio-alto, poi mangiarli a volume più basso. Dai risultati, è emerso che chi riusciva a sentire i rumori della masticazione non mangiava più di 3 pretzel, mentre chi era completamente “immerso nella musica” ne ha mangiati 4 (o più). In pratica, chi riesce a udire i rumori della masticazione mentre mangia, secondo lo studio americano, ha più consapevolezza di quanto effettivamente sta mangiando e a un certo punto si ferma, cosa che invece non accade in chi è distratto dai suoni.

IL RUMORE STIMOLA L’ORMONE DELLO STRESS

Un altro studio condotto dal Karolinska Institutet e dal Norwegian Institute of Public Health e pubblicato sulla rivista Occupational & Environmental Medicine ha evidenziato che l’inquinamento acustico è un nemico del girovita. Lo studio ha dimostrato, infatti, che per ogni 5 decibel che eccedevano il limite ‘standard’, pari a circa 45, il girovita aumenta di 0,21 centimetri, in particolar modo nelle donne. Sono state esaminate 5.075 persone residenti in cinque aree suburbane e rurali nei pressi di Stoccolma. Secondo i ricercatori l’esposizione al rumore farebbe aumentare la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress. Proprio questo ormone se presente in elevate quantità gioca un ruolo importante nel deposito di grasso nella zona addominale.

SILENT DAY: OFF-LINE PER UN GIORNO.

La ‘terapia del silenzio’ comincia ad essere apprezzata al punto che alcuni centri benessere e Spa propongono dei pacchetti incentrati proprio sull’assenza di rumori. Al Seehof Nature Retreat di Naz (Bolzano), in Valle Isarco, per esempio, ogni giovedì (dalle 10.00 alle 13.00) viene proposta una giornata off line, seguendo un percorso di riconnessione con se stessi tramite la Terra, il Fuoco, l’Aria e l’Acqua. Si comincia con un’escursione a piedi o a piedi nudi di circa 30 minuti lungo il percorso che conduce verso i 4 luoghi rappresentati dai 4 elementi. Al ritorno verso il laghetto naturale che fa parte del Seehof Nature Retreat, si praticano esercizi di rilassamento e meditazione. Si può scegliere se prendere parte nel vivo dei 4 elementi – tutto il percorso dura circa 120 minuti – oppure dedicarsi alle esperienze singole. Infine, tutti i partecipanti gustano insieme un vital lunch, condividendo quanto provato. Il percorso del Silent Day, con prenotazione obbligatoria, è per minimo 4 partecipanti ed il costo è di 20 euro a persona. Per viverlo al meglio, il consiglio è di consegnare il telefonino, ricevendo in cambio un album da disegno da utilizzare durante l’esperienza e da riportare a casa per rivivere le sensazioni provate.